Il paese di Monesiglio può sembrare per certi versi ancora quello che vive nelle pagine di Beppe Fenoglio. Citato nella “Malora”, fu poi il posto in cui il partigiano Johnny fece la sua iniziazione con le brigate del “Biondo” e di “Tito”. Le case si radunano ancora attorno al castello dei Caldera. Il Parco culturale dell’Alta Langa ha proprio sede a Monesiglio e si impegna attivamente a preservare i sentieri nella loro purezza, organizzando, tra le altre cose, il cinema all’aperto d’estate e la “banca del fare” per imparare i saperi rudimentali dell’archeologia. Merita una visita l’antico Santuarietto della Madonna dell’Acqua Dolce, vicino al greto del Bormida, con la sua abside dal grande fascino. Ma Monesiglio rimane luogo di letteratura e per viverlo oggi conviene sfogliare le pagine di Gianni Farinetti, il giallista che in questo paese ha trovato l’“esilio dorato” per l’ispirazione dei suoi vari romanzi. Prima si vive e poi si scrive.
“Pioveva su tutte le Langhe. Mio padre si pigliava la sua prima acqua sottoterra. Lo seppellimmo domenica. Fortuna che il mio padrone m’aveva anticipato tre marenghi, altrimenti in tutta casa nostra non c’era di che pagare i preti e la cassa e il pranzo ai parenti”.
Le prime righe della “Malora” di Beppe Fenoglio sono, per certi versi, brutali e rudi, esattamente quanto i paesaggi che raccontano. È l’espressione di una povertà profonda, che oggi è scomparsa anche se quella “genuinità” non se n’è mai andata.