Un tempo Ceva era la capitale del “Marchesato” e non ha perso la sua aria nobile, nel terreno fertile attorno al Tanaro. Un fascino anche da città, all’interno del centro storico medievaleggiante e aristocratico. La Torre Guelfa se ne sta ancora in piedi, un segno visibile attorno alla zona residenziale che si amalgama curiosamente con il sito abitato. Il cuore pulsante però è il Palazzo di Città, una volta immersi totalmente nel centro storico nelle due piazze, l’una dietro l’altra. Piazza Gandolfi e piazza Vittorio Emanuele sono spazi candidi ed ordinati, dove tutto ha una geometria maestosa, equilibrata. Una nota “classica” quindi. Proseguendo lungo via Marenco si arriva praticamente di fronte al Duomo, o meglio alla Collegiata dell’Assunzione della Beata Vergine. Una scalinata bianca e imponente che porta direttamente all’interno dove ci sono voluti due secoli per arricchire e decorare a fondo le volte. Carlo Marenco, il noto drammaturgo cebano, è un nome impresso anche e soprattutto sul teatro. L’edificio ha preso il posto della vecchia casa di detenzione, nel lontano 1858. È un pezzo di storia che pian piano si è arricchito. Oggi l’omonima Filodrammatica continua a tramandare l’arte scenica e appassionare le platee.
Sua Maestà il Fungo
C’è un periodo dell’anno in cui conviene andare a Ceva più ogni altro. A settembre, la tradizione dice la terza domenica del mese, qui domina “Sua Maestà” il Fungo con un mercatino capace di attrarre migliaia di persone. L’evento mette in mostra i prodotti tipici di tutte le valli. E non si esaurisce solo in quel giorno, perché tutto il mese diventa un corollario di eventi “mangerecci” e non. Oggi è un appuntamento cult per tutti i più illustri studiosi internazionali perché è una delle rassegne micologiche più qualificate. Via Marenco si arricchisce di centinaia e centinaia di specie fungine, rigorosamente determinate dagli esperti micologi. Gran parte sono frutti dei boschi del Cebano, ma alcuni arrivano anche da fuori.