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La terra del vino

Tradizione e cultura, per una delle maggiori eccellenze del Piemonte

Dove e come nascono i più straordinari vini della Langa, i vitigni famosi in tutto il mondo.

La Langa, forse prima ancora che una terra di storia ed enorme suggestione, è terra di vini straordinari. Così il monregalese, una terra di mezzo, che vede le morbide colline della Bassa Langa farsi più aspre e trasformarsi in montagne. I monregalesi sono da sempre grandi produttori e amanti del buon vino, possono contare sul loro territorio di una vera e propria “Mecca” della vinificazione, come Dogliani e i paesi dei dintorni (ad esempio Carrù, Farigliano e Clavesana) tra le aziende agricole non mancano vette di eccellenza e Cantine che producono nettari davvero di riguardo. Vediamo ora quali sono i Vitigni più tipici del territorio, le loro caratteristiche, per capire quali sono i sapori che chiunque metta piede in un’osteria o in un ristorante della zona, non può esimersi dall’assaggiare.

I ROSSI

Il Dolcetto

Il Dolcetto si produce in tutto il Piemonte, ma quello che si produce a Dogliani ha una sua specificità, a tal punto che i doglianesi hanno voluto far diventare il loro dolcetto un’eccellenza a sé. Così se ordinate un Dogliani Docg sapete che versate nel vostro bicchiere un nettare sicuramente prodotto sulle colline del paese langarolo, seguendo il rigido disciplinare della tradizione. Il Dolcetto è un rosso gentile, generoso, beverino, adatto alla tavola. Da sempre è il vino che si beve alla festa, innaffiando i piatti della tradizione piemontese, dagli agnolotti al bollito di Bue. L’origine del suo nome è dibattuta, una delle etimologie più suggestive vuole che derivi da Dosset, che significa “collina bassa”.

Il Dolcetto matura e si vendemmia a settembre, viene coltivato su una terra calcarea, marnosa, e prevalentemente su colline che oscillano tra un’altezza di 250 metri e 600, ma ancora con 700 metri di altezza si possono ottenere buoni risultati. Le uve sono adatte sia per la tavola che per il tino: da queste si può ricavare anche una gustosa marmellata (la cosiddetta “Cognà” altro sapore da non sottovalutare.

Non bisogna farsi ingannare: a dispetto del nome, che come abbiamo visto sembrerebbe avere un’altra origine o tuttalpiù riferirsi alla dolcezza dell’uva, il dolcetto non è un vino dolce, tutt’altro. Particolarmente secco e asciutto, è caratterizzato da una moderata acidità e da un retrogusto amarognolo. Fresco, morbido, duttile, è l’ideale per la tavola, si accompagna eccellentemente a tanti piatti diversi ed è in grado di accostarsi anche a vini più strutturati.

Il Nebbiolo

Il Nebbiolo è un nome d’eccellenza per la vinificazione piemontese. Il notissimo Barolo infatti è un Nebbiolo, che ha un suo rigoroso disciplinare e che viene prodotto esclusivamente in certe zone. Nebbiolo richiama alle nebbie, ai rigori malinconici nell’autunno, alla bruma che spesso la mattina presto o la sera si spande tra le colline, quando già le foglie iniziano ad appassire, regalando alle colline una splendida, cangiante, tavolozza di colori Il vitigno infatti si raccoglie piuttosto tardi, a metà ottobre, e il vino che se ne ricava riesce a richiamare in modo impareggiabile, con il suo sapore, l’atmosfera brumosa dell’autunno langarolo. Ha un sapore potente, intenso, tannico, quasi terroso, che dà il meglio di sé dopo un lento invecchiamento. Un sapore che per un appassionato è un viaggio affascinante, dalla sua prima esplosione in bocca alle ultime persistenti code, esplorandone tutte le note e le sfumature.

È un vino complesso, il Nebbiolo, difficile da realizzare. Il viticoltore deve essere esperto, saper coccolare la bacca, considerata la “regina delle uve nere, con tanto lavoro e tante attenzioni. Cresce su suoli calcarei e tufacei ed è molto sensibile agli sbalzi di temperatura. Vuole colline ben esposte al sole, basse, tra 200 e 450 metri e soffre gelate e freddi, soprattutto a primavera. Anche per queste sue caratteristiche il risultato di ogni annata (e di ogni collina) è spesso profondamente diverso.

Così ogni bottiglia di Nebbiolo è un’esperienza unica, che racconta qualcosa di un momento, di un luogo. Ci si percepisce la passione e il lavoro di chi lo ha realizzato, le stagioni che hanno portato l’uva a nascere e a svilupparsi, con il loro andamento e i loro sbalzi, il lungo invecchiamento nei tini, una tradizione secolare. Infine, con quel sapore così intenso e personale, segna e accompagna il momento speciale della nostra vita in cui decidiamo di stapparlo, avvolgendolo nella memoria con le inconfondibili nebbie del suo sapore scuro e fruttato.

Il Barbera

Il Barbera è il Piemonte, un po’ come il Sangiovese è la Romagna. Si produce dappertutto, anche se la sua terra d’elezione e di origine coincide, più che con la morbida Langa, con le terre del Ducato di Monferrato. È una bacca generosa, che si adatta a ogni tipo di terreno e di clima, che gratifica chi vi si dedica con una produzione abbondante, che garantisce un mosto di alta resa. Così il Barbera dalla fine dell’Ottocento si è diffuso sempre di più, anche perché si era dimostrato caparbio, capace di resistere anche al flagello della Filossera.

Il Barbera è protagonista sulle tavole delle osterie piemontesi e sulle mense contadine, il vino del vivere quotidiano, versatile, capace di emozionare sia con l’energia della gioventù che con l’esperienza e la complessità acquisita con l’invecchiamento. Cresce più volentieri su un territorio marnoso, calcareo-argilloso. Si vendemmia moderatamente tardi, tra fine settembre e inizio ottobre.

Il suo sapore fresco e vivace si caratterizza per la sua effervescenza, una buona acidità e una tannicità che si accentua soprattutto nelle versioni più invecchiate, dove il sapore si fa più spigoloso e si avventurano più volentieri i degustatori di vino più esperti, alla ricerca di esperienze più impegnative.

I BIANCHI

Arneis

Parafrasando Umberto Saba, l’Arneis ha una sua scontrosa grazia. «Se piace è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore». In dialetto locale infatti “Arneis” identifica proprio un monellaccio, a cui tuttavia i piemontesi si sono affezionati al punto da coltivarlo ormai da più di seicento anni. La sua terra d’elezione è il Roero, e si caratterizza per acini dolcissimi, subito maturi e caratterizzati da un caratteristico colore bianco giallognolo. Tradizionalmente, si coltivavano a fianco di quelle del Nebbiolo, anche perché con il profumo intenso questo tipo di uva distraeva gli animali, proteggendo le uve nere, più pregiate. La sua lunga storia non è stata sempre facile: nel recente passato, fino agli anni ’60, ha rischiato di scomparire completamente, vuoi per lo spopolamento delle campagne e per la crisi del settore. Ma le sue caratteristiche enologiche ne hanno favorito la riscoperta, come vino di grande qualità, dama bianca in una terra in cui da sempre prevale il Rosso. Oggi l’Arneis è diffusissimo in Piemonte, viene prodotto anche in Liguria e Sardegna, e nel mondo conta produzioni anche in America e Australia.

L’Arneis regala a chi vi si accosta un sapore fiorito, ricco di note aromatiche delicate, sentori di frutta che si sviluppano su un corpo pieno. Le produzioni Arneis cresciute sulle rive del Tanaro sono note come Barolo Bianco. Si vendemmia a settembre.

Favorita

Fresco, piacevole, fruttato, la Favorita è un vino che ha saputo sedurre e conquistare i Piemontesi con la sua facilità e la sua piacevolezza. Già, perché la Favorita non è un vino autoctono, a quanto sostengono enologi e ampelografi. Sarebbe originario delle coste liguri, terre ricche di sole e avare di acqua, e sarebbe giunto fino alle terre piemontesi a bordo delle carovane dei mercanti, sempre intenti allo scambio di eccellenze e prodotti tra mare, pianura e monti.

Qui si è radicato bene, adattandosi alle colline sabbiose e ricche di sole, ed ha regalato vini intensi e adatti alle tavole. Anche la Favorita ha potuto godere, dopo un periodo di ristrettezza nel dopoguerra, di un’ampia riscoperta che l’hanno rilanciata tra i vitigni più bevuti e apprezzati del Piemonte. Si caratterizza per un sapore dolce e secco e per il caratteristico colore giallo paglierino, che ricorda il grano maturo. Anche per questo i vignaioli da sempre lo soprannominano “Furmentin”. si vendemmia nella seconda metà di settembre.

Nascetta

La storia della Nascetta è sicuramente una delle più affascinanti degli ultimi anni, nel campo dell’enologia del monregalese. Si tratta infatti di un vitigno tradizionale, originario di Piozzo, che negli anni, come altri, ha patito lo spopolamento delle campagne, la crisi del settore vinicolo, penalizzato ulteriormente da una certa volubilità della sua resa. Se però Arneis e Favorita hanno successivamente trovato nuova linfa per ripartire, il piccolo Nascetta è rimasto dimenticato, fino agli anni 10 del 2000, quando le aziende locali si sono interessate a questo particolarissimo prodotto del territorio e ne hanno favorito la riscoperta. Oggi è nuovamente in produzione, ed è una chicca davvero tutta da scoprire. Si tratta di un vitigno vigoroso, che  produce un vino bianco di grande carattere e di importante longevità e anche uno spumante metodo classico, somigliante al prestigioso Champagne. Ha una mineralità che si può accostare anche ai Riesling Alsaziani e la caratteristica di assomigliare parecchio a uno spumante. Il Nascetta evidenzia un delicato perlage, e un sapore particolare, con sentori di cedro, limone. È perfetto per accompagnare la pasticceria dolce o un aperitivo in compagnia.

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